I dati forniti dalla Corte dei Conti. Scopriamo quali sono le attività con partita iva sotto la lente d’ingrandimento dell’Agenzia delle Entrate.
Uno dei compiti principali dell’Agenzia delle Entrate è rappresentato dall’aione di scoperta e contrasto dell’evasione e dell’elusione fiscale. In questo modo è possibile ripristinare condizioni di equità tra le diverse categorie economiche e controllare movimenti sospetti di soggetti con partita iva.

L’attenzione va particolarmente verso quelle attività che hanno indicatori di rischio fiscale elevati. Ci sono a disposizione del Fisco una serie di indicatori quantitativi e qualitativi per individuare i soggetti suscettibili di verifiche. Si possono ricordare tra questi indicatori le discrepanze fra reddito dichiarato e i flussi finanziari tracciabili, la presenza di risultati atipici rispetto a quelli del settore, le precedenti violazioni e le segnalazioni da parte di terzi.
Le partite iva più controllate dal Fisco
Un altro elemento di particolare importanza nel lavoro di monitoraggio e controllo è dat costituito dagli Indicatori sintetici di affidabilità (ISA) che consentono un confronto diretto tra contribuenti e risultati di settore. Da tutti questi dati se emergono elementi di sospetti si passa alla fase di verifica delle informazioni e delle attestazioni fornite dal contribuente.

Emergono quindi dei dati importanti confermati dalle informazioni della Guardia di Finanza e della Corte dei Conti con alcune categorie di attività particolarmente controllate. Tra queste ci sono diverse categorie che emergono per particolari profili di atipicità. Ad esempio bar, pasticcerie e ristorazione sono caratterizzati spesso da margini inferiori alle medie di categoria.
Abbiamo poi taxi, trasporti privati, discoteche e locali di intrattenimento, carrozzerie e officine meccaniche. Ci sono poi imprese del settore edile, idraulici ed elettricisti. Infine sono presenti gli studi professionali (dentisti, ingegneri, avvocati, commercialisti). Si distinguono poi gli stabilimenti balneari con differenze assai marcate a livello regionale.
Le verifiche si concentrano poi sulle attività con frequenti rotazioni del personale e su quelle che adottano spesso regimi fiscali agevolati. Un fenomeno particolare riguarda il settore edilizio con una percentuale sempre più alta di partite iva apri e chiudi. Delle particolarità emergono dal confronto tra i risultati regionali, Delle cifre che possono chiarire una differente pianificazione dei controlli.
Ad esempio la media dichiarata dai bar a Roma è di 9.412 euro a Milano si sale 20.573 euro. Differenze analoghi per gli stabilimenti balneari: a Rimini la media dichiarata è di 29.841 euro, mentre a Lignano Sabbiadoro si sale a ben 270.302 euro. Cifre troppo diversificate per non alimentare sospetti e non far scattare controlli alle attività in questione.